hanno scritto di lei:

ulrico s. montefiore

luca pietro nicoletti

francesca pensa

giovanni cerri

sandra marzorati

 
Luca Pietro Nicoletti

Chi conosce Novella Bellora, fatica quasi ad immaginare che da una persona così mite e quieta possa nascere una pittura tanto impetuosa. Eppure, visitando il suo studio, si viene accolti da una parete di tele coloratissime, dipinte in periodi diversi ma tutte accomunate da un segno forte e spesso, carico di materia pittorica e incisiva nell’effetto d'insieme. Se poi si vede dove Novella lavora e dà vita alle sue opere, si troveranno pareti costellate di schizzi a tutte le altezze e di tutti i colori. Non l'ho mai vista a lavoro, ma penso di poter immaginare che per dare vita a opere così vibranti e piene di umori non ci si possa avvicinare alla tela con timore o delicatezza: ci vuole fermezza, decisione e, insieme, intuito, perché una pittura come questa non può essere fatta con calcolo matematico, né con approccio progettuale.
La pittura di Novella Bellora, è un mistero che dialoga con il vivo della materia: sembrerebbe che siano il pigmento, lo smalto o la carta a disporsi liberamente sulle sue tele, ma poi ci si rende conto che, a monte, c'è un occhio vigile e una mano consapevole che guida la materia, che ne incanala la vocazione originaria all’interno del quadro. In questo modo, dalla materia incandescente emerge lentamente il profilo di paesaggi primordiali, inospitali, in un magma in via di assestamento dove i colori si compenetrano in maniera fluida, quasi sanguinante, su cui si aprono infuocati cieli rossi smaltati e compatti. Non sono luoghi fatti per essere abitati, ma solo per essere contemplati immaginando di essere di fronte a un visionario reportage da un mondo diverso, in cui lo spettacolo della natura primitiva si sbizzarrisce in spettacolo pirotecnici, in lapilli e colate di smalto, colore su colore, compenetrazioni di carte sagomate e cieli di acrilico.
Eppure, a monte di queste esperienze, c'è una lunga strada battuta nel solco della figurazione espressionista nel percorso di Novella Bellora, nata a Milano nel 1969 e allieva di Ulrico S. Montefiore all'Accademia di Brera, dove si diploma in Decorazione. Di quell'esperienza, fatta di nature morte descritte con segno sintetico e vigoroso, è rimasto il ricordo delle ambientazioni, il trattare la pittura per ampie zone compatte, oltre a un senso del colore intenso, contrastante. I francesi direbbero che è una pittura frappant, cioè d'effetto, che colpisce a una prima impressione e che smuove dal punto di vista emotivo: non è pittura fatta per essere contemplata, ma per dare una emozione immediata. Se il colore brillante è gradevole all'occhio, c'è però una verve che innerva la composizione che lo rende una corda tesa su un ambiente non pacificato. In tutto il percorso, però, pur con le trasformazioni di linguaggio e di tecnica che si sono susseguite, si rintraccia un unico filo conduttore. E anche ora che Novella lavora contemporaneamente con due modalità operative differenti, tenute separate da filoni di ricerca paralleli ma distinti, cala le sue opere in una realtà fatta di contrasti forti, brillanti. Oppure, in alternativa, atmosfere oniriche e soffuse, dovute a una rarefazione degli elementi compositivi: è come se una coltre di umidità si sia posata sulle cose, abbia intriso le carte applicate alla tela e le abbia fatto assorbire degli umori colorati.

Luca Pietro Nicoletti
 
kreativia 2010