Luca Pietro Nicoletti

Chi conosce Novella Bellora, fatica
quasi ad immaginare che da una persona così mite e quieta possa nascere una
pittura tanto impetuosa. Eppure, visitando il suo studio, si viene accolti
da una parete di tele coloratissime, dipinte in periodi diversi ma tutte
accomunate da un segno forte e spesso, carico di materia pittorica e incisiva
nell’effetto d'insieme. Se poi si vede dove Novella lavora e dà vita alle
sue opere, si troveranno pareti costellate di schizzi a tutte le altezze
e di tutti i colori. Non l'ho mai vista a lavoro, ma penso di poter immaginare
che per dare vita a opere così vibranti e piene di umori non ci si possa
avvicinare alla tela con timore o delicatezza: ci vuole fermezza, decisione
e, insieme, intuito, perché una pittura come questa non può essere
fatta con calcolo matematico, né con approccio progettuale.
La pittura di Novella Bellora, è un mistero che dialoga con il vivo della materia:
sembrerebbe che siano il pigmento, lo smalto o la carta a disporsi liberamente
sulle sue tele, ma poi ci si rende conto che, a monte, c'è un occhio vigile
e una mano consapevole che guida la materia, che ne incanala la vocazione originaria
all’interno del quadro. In questo modo, dalla materia incandescente emerge lentamente
il profilo di paesaggi primordiali, inospitali, in un magma in via di assestamento
dove i colori si compenetrano in maniera fluida, quasi sanguinante, su cui si
aprono infuocati cieli rossi smaltati e compatti. Non sono luoghi fatti per essere
abitati, ma solo per essere contemplati immaginando di essere di fronte a un
visionario reportage da un mondo diverso, in cui lo spettacolo della natura primitiva
si sbizzarrisce in spettacolo pirotecnici, in lapilli e colate di smalto, colore
su colore, compenetrazioni di carte sagomate e cieli di acrilico.
Eppure, a monte di queste esperienze, c'è una lunga strada battuta nel
solco della figurazione espressionista nel percorso di Novella Bellora, nata
a Milano nel 1969 e allieva di Ulrico S. Montefiore all'Accademia di Brera, dove
si diploma in Decorazione. Di quell'esperienza, fatta di nature morte descritte
con segno sintetico e vigoroso, è rimasto il ricordo delle ambientazioni, il
trattare la pittura per ampie zone compatte, oltre a un senso del colore intenso,
contrastante. I francesi direbbero che è una pittura frappant, cioè d'effetto,
che colpisce a una prima impressione e che smuove dal punto di vista emotivo:
non è pittura fatta per essere contemplata, ma per dare una emozione immediata.
Se il colore brillante è gradevole all'occhio, c'è però una
verve che innerva la composizione che lo rende una corda tesa su un ambiente
non pacificato. In tutto il percorso, però, pur con le trasformazioni
di linguaggio e di tecnica che si sono susseguite, si rintraccia un unico filo
conduttore. E anche ora che Novella lavora contemporaneamente con due modalità operative
differenti, tenute separate da filoni di ricerca paralleli ma distinti, cala
le sue opere in una realtà fatta di contrasti forti, brillanti. Oppure,
in alternativa, atmosfere oniriche e soffuse, dovute a una rarefazione degli
elementi compositivi: è come se una coltre di umidità si sia posata
sulle cose, abbia intriso le carte applicate alla tela e le abbia fatto assorbire
degli umori colorati.
Luca Pietro Nicoletti